Per il terzo episodio di questa rubrica mi prendo una grande responsabilità andando a parlare, senza fallo, del giocatore più importante della storia del calcio giapponese ed il suo nome è comunque entrato anche nella storia del calcio italiano: parlo di Kazuyoshi Miura. Andremo a vedere il perché oggi è diventato una vera leggenda nel mondo del calcio dopo essere stato il Re (la R maiuscola non è a caso) della J-League.
ACCENNI BIOGRAFICI
Kazuyoshi Miura (三浦知良 Miura Kazuyoshi in giapponese) nasce il 26 Febbraio del 1967 a Shizuoka, capoluogo dell’omonima prefettura. La vita di Miura non è stata facile sin da bambino ed, in verità, egli porta il cognome della madre, questo perché suo padre è Nobu Naiya, una delle persone implicate nella Yakuza, la mafia giapponese. Nonostante ciò, Miura decise sin da subito di non seguire l’esempio criminale del padre ed amò fin da subito il pallone, quando questi ancora significava poco per il Giappone, dato che lo sport nazionale era più il baseball (molti film dell’epoca confermano ciò). A soli sei anni, dunque, entrò a far parte delle categorie inferiori della Jonai FC dove iniziò a dare calci al pallone. Nessuno, ovviamente, poteva sapere che il nome di quel bambino sarebbe stato ben presto sulla bocca di tutti.
GLI INIZI
La carriera da professionista di Miura, però, non inizia nel Sol Levante, bensì in Brasile nel lontano 1982 quando, all’età di quindici anni entra a far parte delle giovanili del Club Atletico Juventus, club di Serie B brasiliana. Al CA Juventus, Miura matura e ci resta per ben quattro anni prima di firmare il suo primo contratto professionistico nel 1986 con il Santos, uno dei club più importanti in Brasile. Tuttavia, le cose non vanno come vorrebbe Miura e gioca solo due partite dove non riesce a segnare nemmeno una rete, chiudendo male la sua prima esperienza da professionista. Pur di trovare l’ambiente giusto per esplodere, Miura gira in lungo ed in largo il Brasile vestendo, dal 1987 al 1990, le maglie di Palmeiras, Coritiba, Esporte Club, Matsubara e ancora Santos, ma il bottino resta poco esaltante: 10 gol in 93 presenze complessive tra tutte e cinque le squadre. Nonostante ciò, Miura si ritiene soddisfatto dell’esperienza acquisita e di ciò che ha fatto egli stesso (primo giapponese a segnare al Corinthians e campione di Brasile col Coritiba) e decide di far ritorno in Giappone.
IL PERIODO AL VERDY KAWASAKI ED IL PASSAGGIO IN ITALIA
Tornato finalmente a casa non più da impacciato adolescente, ma da ragazzo pronto finalmente a sfondare, Miura sfrutta pienamente la sua esperienza maturata in Brasile ed entra a far parte dello Yomiuri FC, squadra militante in Japan Soccer League (l’antenata della J-League) che, in seguito, si staccherà dal’impresa della sua famiglia (Yomiuri Shinbun) e si chiamerà Verdy Kawasaki (l’odierna Tokyo Verdy) a partire dal 1993, quando nascerà la J-League. Le soddisfazioni che si toglie Miura vestendo la maglia verde sono davvero tante: in quattro anni vince quattro volte il titolo (2 di JSL e 2 di J-League), segna ben 45 gol in 97 presenze e nel 1993 viene eletto sia giocatore dell’anno di J-League, sia giocatore asiatico dell’anno. Il grande salto di qualità di Miura non passa di certo inosservato ed anche in Europa vengono apprezzate le gesta dell’attaccante giapponese che inizia ad avere intorno molte squadre. Tuttavia, il Verdy Kawasaki non è affatto intenzionata a cedere defnitivamente il suo pupillo e, solo per accontentare la voglia del ragazzo di tentare un’altra esperienza all’estero, lo lascia partire solo in prestito.
A sfruttare questa occasione è il Genoa che si accaparra così il 27enne almeno per un anno grazie ad una grande operazione del presidente Spinelli e di alcuni sponsor orientali che fruttarono parecchi soldi al Genoa. Miura diviene così il primo giapponese a vestire la maglia di un club italiano, il primo di una lunga serie che inizia dal 1994 fino ad arrivare ai giorni nostri. Arrivato con grandi speranze, Miura sembra davvero fare breccia nel cuore dei tifosi genoani soltanto dopo undici giornate non propriamente esaltanti. Siamo alla dodicesima giornata ed a Marassi va in scena il caldissimo Derby della Lanterna contro i rivali di sempre, la Sampdoria e Miura parte titolare. Nel freddo pungente di Dicembre, il giapponese viene lasciato solo in area al 13′ e per lui è un gioco da ragazzi battere Zenga, facendo esplodere i tifosi e mettendo la firma sul titolo di primo giapponese a segnare una rete in Italia. Nonostante la rete, purtroppo, il derby andò alla Samp che vinse poi 3-2.
Anche se Miura non disputò una stagione eccezionale (il gol nel derby rimase l’unico della sua parentesi italiana), tutti se lo ricordano benissimo anche grazie ai celebri siparietti che regalava Franco Scoglio, storico allenatore del Grifone, che amava definirlo come “una macchietta applicata”. Inoltre, il mister tollerava poco la presenza di tantissimi cronisti giapponesi, anche e soprattutto per i troppi inchini che doveva fare quando gli facevano le domande e per i convenevoli inutili. Una delle tante citazioni su Miura da parte di Scoglio fu riguardo al suo traduttore in panchina con il mister che disse: “Io gli parlo due minuti, quello traduce tutto in due secondi: cosa capisce Miura?“. Altra citazione di Scoglio fu proprio riguardo ai tanti cronisti giapponesi presenti agli allenamenti e alla conferenze e confidò: “Ebbi il mal di testa per mesi, ovunque spuntavano giapponesi, giornalisti, fotografi, cameramen. Impiegavo Miura a sprazzi perché non mi facevo condizionare dagli yen” (si ringrazia M. Albanese per aver fornito la citazione). Insomma, Miura è stato sfortunato in Italia, ma almeno è servito a far sorridere.
IL RITORNO TRIONFALE AL VERDY KAWASAKI E L’ESPERIENZA CROATA
Dopo l’esperienza disastrosa al Genoa, Miura ritorna al Verdy Kawasaki e torna ad essere il giocatore decisivo che era stato due anni prima. Rimane fino al 1998 dove supera nuovamente le novanta presenze e firma altri 55 gol, segnando ben 100 reti e divenendo uno dei migliori bomber della storia del club. Oltre ai titoli conquistati con il club, non mancano i titoli personali e vince nuovamente il titolo di capocannoniere e di miglior giocatore della J-League (Hidetoshi Nakata gli soffia il titolo di miglior giocatore asiatico nel 1997 e nel 1998).
Dopo aver vinto tutto quello che c’era da vincere, Miura lascia definitivamente il Verdy Kawasaki per provare una nuova esperienza in Europa, stavolta in Croazia alla Dinamo Zagabria. Tuttavia, l’estero risulta nuovamente un muro troppo grande da superare e con il club croato Miura colleziona solo dodici presenze senza segnare nemmeno una rete.
NUOVE AVVENTURE GIAPPONESI
Avendo capito che ormai l’estero non fa per lui (in mezzo anche un provino terminato malamente al Bournemouth), a 32 anni Miura non ha intenzione di perdere altro tempo e torna in Giappone vestendo la maglia della Kyoto Sanga nella stagione 1999-2000, con la quale sigla 21 gol in 40 presenze e dal 2001 fino al 2005 quella del Vissel Kobe dove fa benissimo e colleziona più di cento presenze. Nonostante segni solo 24 reti, Miura lascia un bellissimo ricordo a Kobe dove ancora oggi viene ricordato con grande affetto dai tifosi amaranto. Arrivato alla soglia dei 38 anni, molti gli chiedono quando ha intenzione di smettere, ma Miura spiazza tutti dicendo che egli non si sente affatto stanco di calpestare quel prato verde e di far felici i suoi tifosi, affermando dunque che continuerà a giocare.
LA NASCITA DI KING KAZU
Miura dimostra con i fatti di non voler smettere e nel 2005, dopo aver fatto due partite con il Sydney, decide di vestire la maglia dello Yokohama FC ed è in azzurro che sfonda record inimmaginabili.
Durante il suo primo anno, Miura colleziona 39 presenze e segna 9 gol, ma in campo è un vero e proprio leader che dà forza ai suoi compagni, attenti nel seguire le indicazioni di un giocatore esperto come lui. Durante gli anni che spende a Yokohama, Miura entra sempre di più nel cuore dei tifosi che lo ribattezzano con il soprannome di “King Kazu”, ovvero “Re Kazu”, visto il suo essere capitano (con o senza fascia) ed anche per la sua età. Passano gli anni, lo Yokohama cambia eppure Miura è sempre lì, in campo o in panchina ed ogni volta che termina il campionato rinnova prontamente il suo contratto senza chiedere uno yen in più, accettando senza proteste di fare molta panchina per lasciare spazio ai giocatori più giovani.
Essere Re, però, non basta a Miura ed il 12 Marzo 2017, all’età di cinquant’anni, mette a segno contro il Thespakusatsu Gunma il gol che lo fa diventare di diritto una leggenda del calcio in tutti i sensi. La partita, neanche fosse un segno del destino, termina 1-0 e per Miura non c’è gioia più grande che vedere, proprio come aveva affermato, i tifosi esultare indicandolo.
A Gennaio, Miura ha rinnovato ancora il suo contratto con lo Yokohama e questo è il suo tredicesimo anno in maglia azzurra, con la quale ha collezionato 261 presenze e segnato 27 gol. In una recente intervista, con gran sorpresa di tutti, ha annunciato che si sente ancora pieno di forze e di voler dare ancora tanto al mondo del calcio giapponese, insegnando ai giovani dello Yokohama come ci si comporta dentro e fuori dal campo. Durante la presentazione del nuovo anno calcistico, Miura è stato anche premiato per il gol messo a segno contro il Gunma.
MIURA IN NAZIONALE
Per quanto riguardo l’avventura di Miura con la maglia del Giappone, questa ha inizio nel 1990 quando viene convocato a soli 23 anni e veste ancora la maglia del Verdy Kawasaki. Miura si trova subito a suo agio con i Samurai Blue e veste la gloriosa casacca blu per dieci anni, divenendo fondamentale nel 1998 quando segna in ben quattordici partite valide per le qualificazioni ai Mondiali di Francia, contribuendo in modo decisivo alla prima, storica partecipazione del Giappone alla competizione. Ovviamente, Miura gioca quel Mondiale, ma la nazionale non fa bene e termina ultima con 0 punti, venendo sconfitta da Argentina, Croazia e addirittura dalla Giamaica.
Miura gioca la sua ultima partita con la maglia giapponese nel 2000 ed entrando nella storia della nazionale, dato che diventa il secondo miglior marcatore dei Samurai Blue con 55 gol in 89 partite. In maglia blu firma molte doppiette ed anche tre triplette nel 1994 contro il Bangladesh nel match valido per le qualificazioni ai Mondiali USA, contro il Macao nelle qualificazioni ai Mondiali del ’98 appena citato ed in amichevole contro l’Andorra del 4 Settembre 1997 disputatasi a Tokyo. L’ultimo suo match è contro il Marocco in amichevole il 6 Giugno del 2000, con il Giappone che vince 4-0 e lui segna anche un gol, salutando nel migliori dei modi. Nel 2012 torna a vestire la maglia giapponese, ma solo nel calcio a 5, venendo addirittura convocato per i Mondiali ed è l’ultimissima esperienza con i Samurai Blue.
VITA PRIVATA
Figlio, come detto, di Nobu Naiya e Yoshiko Miura, Kazuyoshi ha anche un fratello, Yasutoshi Miura (sopra in foto con lui). Anche Yasutoshi è stato calciatore ed ha giocato con il fratello in due stagioni passate al Vissel Kobe. Attualmente, Yasutoshi allena il Kagoshima United, club che milita in J3 League ed i due si incontrano spesso. Miura è sposato dal 1993 con la bellissima showgirl Risako Miura, uno dei volti più famosi della televisione giapponese ed ha due figli maschi, Kota e Ryota Miura.
Ancora oggi il futuro di Miura è avvolto nel mistero più totale, dato che il giocatore dello Yokohama ha detto di voler andare avanti per altre stagioni. In Giappone e nel mondo è ormai diventato una leggenda vivente e molto probabilmente quando e se dovesse ritirarsi, lascerà davvero una grande eredità. Kazuyoshi Miura è un grandissimo esempio per tutti i giovani giocatori giapponesi ed insegna che nel calcio se si ha la passione e non si guarda troppo ai soldi, si può andare avanti per l’eternità, proprio come sta facendo lui ed, in effetti, è proprio questo che l’ha reso un Re senza tempo.
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