Dalla gara contro l’Ucraina ci si aspettavano dei passi avanti rispetto alla sfida contro Mali ed invece il Giappone ha perso anche l’ultima sfida per 2-1, facendo degli enormi passi indietro rispetto alla partita di venerdì.
Se contro il Mali si era riuscito a creare qualcosina (anche se molto poco, vista la qualità degli avversari), contro l’Ucraina si è vista davvero tanta difficoltà in fase offensiva, con i Samurai Blue che arrivavano sulla trequarti per poi fermarsi, non riuscendo a trovare il pertugio giusto e facendosi togliere il pallone dai giocatori ucraini che pressavano a tutto campo. Halilhodzic ha detto, a fine gara, che molti titolari pensavano già alla sfide dei loro club (e come biasimarli), ma ciò non può essere una giustificazione, soprattutto perché il Giappone, dopo le qualificazioni, non ha vinto nessuna delle amichevoli, escludendo le partite in East Asian Championship contro Cina e Nord Corea. Infatti, i Samurai Blue hanno perso contro Brasile e Belgio, pareggiando con Haiti ed infine Mali, due nazionali molto inferiori (con Haiti Kagawa evitò una clamorosa disfatta al 90′ segnando il 3-3).
Contro l’Ucraina è arrivata la terza sconfitta ed è forse la più preoccupante, in quanto mancano due mesi all’inizio dei Mondiali in Russia. L’involuzione nipponica non preoccupa Halilhodzic che ha affermato che si vedrà un altro Giappone nelle amichevoli con Ghana, Svizzera e Paraguay che precederanno il Mondiale, ma preoccupa tifosi e stampa. Ci si chiede perché contro un Ucraina normalissima, che con due tiri ha realizzato due gol, si sia giocato così male, riuscendo a segnare solo da palla inattiva, quando nelle qualificazioni, soprattutto contro Australia ed Arabia Saudita si era riusciti a creare davvero tanto. La speranza è che davvero i giocatori scesi in campo ieri erano da tutt’altra parte con la testa, altrimenti al Mondiale il Giappone rischia un’altra debacle come quella del 2014, quando fece malissimo in un girone abbordabile. Tutto è nelle mani di Halilhodzic che deve provare a sorprendere come fece con la sua Algeria nel 2014, quando portò ai supplementari la Germania che sarebbe poi diventata campione del mondo. Uscire ai gironi sarebbe davvero una beffa e per il bosniaco significherebbe la fine della sua esperienza sulla panchina nipponica.
Queste le ombre dell’ultimo periodo del Giappone e sono tante. E le luci? Sono fioche, ma importanti. Una su tutte è rappresentata da Shoya Nakajima, centrocampista offensivo della Tokyo in prestito al Portimonense. Quando è entrato in campo nelle ultime amichevoli è stato decisivo, pareggiando contro il Mali e rivivacizzando la manovra offensiva contro l’Ucraina, sfiorando un altro gol. Con le sue prestazioni, Nakajima si sta guadagnando molti punti agli occhi di Halilhodzic ed una convocazione per il Mondiale non è da escludere. Altro valore aggiunto del Giappone sono le palle inattive, poiché è su quest’ultime che i Samurai Blue sono stati più pericolosi come accaduto ieri quando Makino ha segnato l’1-1 su punizione di Shibasaki. Contro il Mali, invece, c’è andato vicino Shoji da calcio d’angolo, con il pallone terminato di poco fuori. Altre note positive sono sicuramente il buon palleggio a centrocampo che, però, dev’essere più concreto (si è sentita l’assenza di Kagawa) , il ritorno di Honda, tornato nuovamente in forma grazie al Pachuca, l’appena citato Shibasaki, divenuto una delle prime scelte di Halilhodzic e la buona qualità del reparto offensivo, rimasta inespressa in queste ultime amichevoli. Non c’è dubbio, però, che Osako, Usami, Haraguchi, Kubo ed Okazaki (quando tornerà dall’infortunio) possono e devono dimostrare il loro talento al Mondiale, quando ogni azione ed ogni tiro peserà come un macigno.
Come ha detto Halilhodzic, c’è ancora molto da lavorare e a tre mesi dal Mondiale il Giappone non è ancora al top della sua forza. Se però i Samurai Blue inizieranno ad ingranare e a trovare i giusti automatismi, risolvendo tutti i problemi, potrebbe essere un gran bel Mondiale. Non ci resta che sperare ed aspettare d’altronde, quando si è trattato di fare sul serio, il Giappone ha sempre risposto presente all’appello.
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