Volti del Giappone: Hidetoshi Nakata, il Samurai Blue scudettato - Jworld.it

Volti del Giappone: Hidetoshi Nakata, il Samurai Blue scudettato

In questo quinto episodio della rubrica “Volti del Giappone” andremo a vedere la storia di quello che è non solo uno dei giocatori giapponesi più amati ed importanti, ma anche uno dei calciatori asiatici più talentuosi che il mondo calcistico abbia mai conosciuto: Hidetoshi Nakata. Ad oggi, è l’unico calciatore giapponese ad aver avuto fortuna in Italia rispetto a chi lo ha preceduto ed anche chi lo ha succeduto.

ACCENNI BIOGRAFICI

Hidetoshi Nakata (中田 英寿 Nakata Hidetoshi in giapponese) nasce il 22 Gennaio del 1977 a Yamanashi, città dell’omonima prefettura sita sull’isola dell’Honshū, l’isola più grande del Giappone. I suoi genitori svolgevano la professione di informatici, ma Nakata non voleva seguire le orme genitoriali ed espresse il suo desiderio di voler giocare a pallone, entrando a far parte degli Hokushin Boys all’età di 9 anni e restandoci fino al compimento dei dodici anni, quando va alla Kofu Kita Junior High School, mentre a 15 anni gioca per la Nirasaki Junior High School. Insomma, fin da giovanissimo, Nakata gioca per i vari club scolastici, mettendo in mostra quel qualcosa di speciale che lo rendeva diverso dagli altri ed ecco perché, a soli 18 anni, ebbe subito l’opportunità di mostrare al grande pubblico giapponese il suo talento.

GLI INIZI

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A 18 anni, dunque, inizia la carriera professionistica di Nakata che entra nelle file del Bellmare Hiratsuka (l’odierno Shonan Bellmare). Nella sua prima stagione, Nakata giocò come centrocampista offensivo ed i risultati furono davvero ottimi: ventotto presenze, otto gol ed anche degli assist. Uno dei gol più importanti firmanti nei tre anni passati al Bellmare Hiratsuka fu proprio durante la sua prima stagione quando, nella finale di Coppa delle Coppe dell’AFC 1995-1996, siglò in gol vittoria all’81’ contro gli iracheni dell’Al Talaba, scrivendo subito il suo nome nella storia del club, dato che rappresentò il punto più alto sia per il vecchio Bellmare Hiratsuka, sia per il moderno Shonan Bellmare. Nella successive due stagioni, pur non segnando spesso (solo 4 reti all’attivo), il suo apporto è fondamentale, essendo dotato di qualità eccezionali e di una visione gioco straordinaria. Le sue stagioni non passano di certo inosservate e, come accadde per Miura, l’eco delle sue imprese arriva fino in Italia. Così, dopo i Mondiali francesi del 1998, Nakata decide di lasciare il Bellmare Hiratsuka ed il Giappone, pronto a seguire le orme di Miura.

DA INCOGNITA A SORPRESA: L’ARRIVO AL PERUGIA

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A portarlo in Italia, grazie all’importante contributo dell’agente FIFA Sabatino Durante, fu il Perugia di Luciano Gaucci, storico presidente del club umbro per ben tredici stagioni, che lo acquistò per la cifra di tre milioni e mezzo di dollari. L’arrivo di Nakata fece sorgere le stesse perplessità di quello di Miura di quattro anni prima, ma stavolta non c’erano grossi sponsor di mezzo, c’era solo la voglia di un ragazzo di 21 anni di dimostrare di non essere affatto un flop. Nakata lavora duramente a testa bassa e sorprende tutti per la sua abnegazione e la sua educazione, cosa che già sembrava filtrare dal suo sguardo. L’esordio fu uno di quelli da ricordare, con Nakata che scese in campo nella sfida contro la Juventus e segnò addirittura due gol, anche se non bastarono per vincere il match, dato che i bianconeri vinsero 4-3. Tuttavia, per Nakata non ci fu biglietto da visita migliore per i tifosi umbri che iniziarono nel vedere in Nakata un grande calciatore. A differenza di Miura, che si spense dopo il gol alla Sampdoria, Nakata si affermò come una delle più belle rivelazioni della Serie A, divenendo un vero e proprio fenomeno mediatico in tutto il mondo. A Perugia, invece, si gongolava ed il presidente della provincia dell’epoca, Mariano Borgognoni, al giornalista Luigi Luccarini rivelò che avrebbe reso Nakata un “testimonial” per incrementare il turismo dall’Oriente. Il giocatore, invece, assalito ovunque andasse da orde di cronisti, fu costretto addirittura a cambiare per quattro volte casa (Luigi Luccarini, Nakata, una miniera d’oro per Perugia, su Repubblica.it, 14 Novembre 1998). In totale, nella sua prima stagione coi grifoni, collezionò trentadue presenze e ben dieci gol, ottenendo la salvezza, mentre nella seconda stagione, Nakata giocò solo metà campionato con gli umbri, disputando quindici partite e segnando due gol. Ma perché giocò metà campionato? Il motivo è presto detto.

LO SCUDETTO CON LA ROMA

 

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Nella sessione di calciomercato invernale, la Roma si fa avanti ed acquista Nakata versando nelle casse del club umbro 30 miliardi di lire (circa 15-20 milioni di euro) più il cartellino di Alenicev. Con la maglia giallorossa, Nakata disputa altre quindici partite, segnando altre tre reti. Nonostante fosse chiuso da Francesco Totti e le possibilità di mettersi in mostra nella capitale fossero ridotte, Nakata decide di restare anche nella stagione 2000-2001 e mai scelta fu più saggia. È il 6 Maggio 2001, ventinovesima giornata di Serie A ed al Delle Alpi di Torino va in scena la sfida-scudetto tra la Juventus e la Roma. La partita si mette subito a favore dei bianconeri che, con un inizio fulminante, si porta avanti di due gol grazie a Del Piero Zidane nei primi dieci minuti. La partita sembra scivolare di mano alla Roma, che rischia di subire il 3-0 in più occasioni ed allora Capello corre ai ripari, inserendo in campo Assunçao per Zanetti e proprio Nakata per Totti. Al 79′, il giapponese ruba il pallone a Tacchinardi, si avvicina all’area e da 25 metri esplode un destro micidiale che buca Van Der Sar. Lo show di Nakata, però, non è finito perché al 91′ tenta un’altra bordata dalla distanza, Van Der Sar non trattiene ed arriva il tap-in vincente di Montella. Il punto ottenuto sarà fondamentale per la Roma per la vittoria del titolo e Nakata scrive di diritto il suo nome nella storia del club giallorosso ed i tifosi lo ricordano con affetto ancora oggi. Felice di aver contribuito alla vittoria finale, ma consapevole di aver sempre davanti un grande giocatore come Totti, Nakata dichiara conclusa la sua esperienza in giallorosso. Esperienza condita anche dal debutto in Coppa UEFA, dove segnò anche una rete.

LE STAGIONI AL PARMA

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Così, nell’estate 2001, passa al Parma per 60 miliardi di lire (circa 35-40 milioni di euro) ed anche con il club ducale vive un’esperienza positiva. Il primo gol in maglia gialloblu arriva il 23 Settembre contro il Brescia ed è molto importante perché permette al Parma di vincere contro le Rondinelle per 1-0. Le gioie maggiori, però, arrivano in Coppa Italia dove Nakata rifila un altro gol al Brescia in semifinale, permettendo ai ducali di passare il turno e poi si ripete nella finale d’andata, segnando il suo quarto gol personale alla Juventus che trova in Nakata una vera e propria bestia nera. Il gol, arrivato al 92′ di una sfida che la Juve stava conducendo 2-0 (reti di Amoruso e Zalayeta), fu importantissimo per il Parma che al ritorno vinse 1-0 con gol di Junior e vinse la sua terza Coppa Italia. Con il Parma, Nakata ebbe anche la possibilità di giocare la Champions League (due presenze) e nuovamente la Coppa UEFA (tredici presenze e due gol), facendosi dunque valere anche in campo internazionale.

LE ULTIME STAGIONI IN ITALIA, LO SBARCO IN INGHILTERRA E IL RITIRO

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Le ultime stagioni in Italia di Nakata non sono molto fruttuose. Nella sessione invernale di calciomercato del 2004, il giapponese passa in prestito al Bologna allenato all’epoca da Carlo Mazzone. Con i rossoblu, Nakata scende in campo diciassette volte e segna solo due reti, mentre fu ancora più bianca la stagione 2004-2005 con la maglia della Fiorentina dove non riuscì né ad emergere, né a segnare, venendo confinato in panchina spesso e volentieri. Nell’estate del 2005, il club viola lo cede in prestito al Bolton Wanderers e, pur segnando solo una rete, Nakata riesce a trovare quantomeno un po’ più di spazio, collezionando un totale di trentadue presenze, divise fra campionato, coppe e Coppa UEFA. A fine stagione, Nakata stupisce tutti annunciando il proprio ritiro all’età di 29 anni. La sua partita d’addio al calcio si tiene il 7 Giugno 2008 a Yokohama davanti a sessantatremila spettatori tra una selezione di calciatori giapponesi ed una di all star internazionali allenata da José Mourinho.

NAKATA IN NAZIONALE

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Dopo essere stato convocato da tutte le categorie inferiori e a far parte del Giappone under-20, con il quale disputò i Giochi Olimpici di Atlanta nel ’96, per Nakata si aprirono anche le porte dei Samurai Blue grandi esordendo all’età di 20 anni nel Maggio 1997 contro la Sud Corea. Importantissimo fu il suo apporto nelle qualificazioni per il Mondiale di Francia nel 1998 dove segnò tutte e tre le reti nel play-off contro l’Iran (oltre a quelle segnate contro Macao, Oman e Uzbekistan) e prese parte alla spedizione francese che il Giappone chiuse al primo turno con zero punti. Con i Samurai Blue, Nakata partecipa anche al torneo olimpico di Sydney del 2000, alla Confederations Cup del 2001 ed ai Mondiali nippo-coreani del 2002. Nel 2006, Nakata disputa il suo ultimo Mondiale con la maglia giapponese, quello tenutosi in Germania, ma stavolta lo fa con la fascia di capitano. Dopo la competizione, chiusa al primo turno, Nakata annuncia l’addio alla nazionale dopo aver collezionato settantasette presenze ed undici gol.

TITOLI ED ONORIFICENZE 

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La carriera di Nakata è stata piena di successi anche a livello personale, con il giapponese eletto du volte giocatore asiatico dell’anno (1997, 1998), è stato candito anche per il Pallone d’Oro e ai FIFA World Player nel ’98, nel ’99, nel 2001, nel 2002 e nel 2004, mentre Pelé lo ha inserito nel FIFA 100, la lista dei più grandi giocatori della storia ancora viventi, stilata proprio dal campione brasiliano. In Italia, invece, il 12 Ottobre del 2005 è stato insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine della stella della solidarietà italiana.

VITA PRIVATA

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Dopo aver dato l’addio al calcio, Nakata non se n’è stato con le mani in mano ed è entrato nel mondo della moda, sponsorizzando aziende e prestandosi come modello, ritenuto perfetto dal fotografo italiano Andrea Tenerani di GQ. Dal 2015, inoltre, non si occupa più solo di moda, ma anche di gioielli e di vendita all’estero di sakè, creando anche un app, la “Sakenomy”. Questo perchè, secondo Nakata, la gente sa riconoscere i vari tipi di vino e non quelli di sakè. Ad Hong-Kong, ha aperto un ristorante che serve del sakè prodotto proprio da lui e lo ha fatto grazie alla partnership con Kee Club: il ristorante si chiama Koko. Secondo Nakata, il saké va bene con qualsiasi cucina, non solo quella giapponese, ed il suo scopo è dimostrare anche questo.

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Nakata è famoso anche nel mondo degli anime che sono stati fonte d’ispirazione per lui, così come i manga, decisivi nello spingerlo a giocare a pallone ed a non fargli mai passare la voglia. Ecco perché, la Level-5, nel videogioco e serie anime Inazuma Eleven, ha inserito un personaggio identico a lui e con il suo stesso nome (sopra in foto). Nell’anime, Nakata gioca per la Orfeo, squadra giovanile italiana, della quale ne è il capitano.

Nakata è davvero uno dei giocatori asiatici più forti al mondo ed il Giappone è orgoglioso di poter vantare tra le sue fila un giocatore del genere. Pur se ritiratosi precocemente, la carriera di Nakata è stata piena di tante gioie ed alla fine lo stesso giocatore è stato contento di quello che ha fatto. Ciò che ha contraddistinto Nakata nella sua carriera è stata l’umiltà che lo ha fatto ben volere in tutte le squadre in cui è andato ed è proprio con l’umiltà e la voglia di fare le cose con abnegazione che è andato lontano anche in altri ambiti. Ecco cosa ci lascia Nakata in eredità: l’essere umili sempre e comunque!

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